Dino e la nobiltà delle piccole storie

Uno dei tanti, grandi meriti di Dino Frisullo è stato quello di aver colto perfettamente che il senso della “grande storia” può essere rintracciato nelle “piccole storie” di dominazione, oppressione, discriminazione di una popolazione, di una minoranza, di un gruppo, ma anche nell’infelicità e nei drammi di ciascuna/o dei suoi membri, di ogni profuga/o, di ogni migrante, di ogni oppressa/o: la vicenda “minore” di un profugo morto soffocato nella stiva di una nave può dirci del mondo attuale più di un freddo saggio di geopolitica. Conferire un senso e un valore politico generale a queste “piccole storie” equivale, insomma, a cogliere il significato più profondo del presente e dei processi di globalizzazione.

Occuparsi, come faceva Dino, di un gruppo di migranti bangladeshi, di una collettività di richiedenti-asilo, di una minoranza oppressa quale quella curda, di un gruppo di rom deportati/e, assumendone per intero i bisogni esistenziali oltre che politici, leggendone la “piccole storie” come indizi ed effetti pregnanti della “grande storia”: questo era per lui l’unico modo possibile per praticare sapere critico e impegno sociale e politico adeguati al presente, e scevri da politicismi e fumisterie ideologiche.

La sua propensione a guardare il mondo con gli occhi degli altri e delle altre era il frutto, razionale ma anche emotivo e sentimentale, di un impegno che non aveva espunto la pietas e che si nutriva di rigore morale, di sensibilità e di conoscenza: un impegno totalizzante e radicale, generoso fino alla dissipazione di sé, intransigente fino all’ostinazione; insomma, l’intera esistenza come impegno.

Grazie a lui, soprattutto, insieme e con molte/i altre/i fondammo la Rete antirazzista, un’esperienza breve e intensa di raccordo fra associazioni antirazziste in tutta Italia che durò dal 1994 al 1997. Un’esperienza che lui e io (ne fummo i portavoce) ma anche altre/i compagne e compagni (ma non tutte/i, purtroppo) non avremmo mai smesso di rimpiangere. Poiché fu un antirazzismo còlto e radicale, che anticipò di molti anni analisi, temi e rivendicazioni che oggi qualcuno crede siano inediti: le persone migranti e profughe come soggetti esemplari del nostro tempo, il tema della cittadinanza europea di residenza, la battaglia per il diritto di voto e la civilizzazione delle competenze sul soggiorno, la critica ai lager di Stato.

Si era al tempo del primo “governo amico” e la voce fuori dal coro della Rete antirazzista sarà presto messa a tacere.

Ciò che può dire chi lo ha frequentato e con lui ha vissuto fertili stagioni di lotta è che la sua assenza splende oggi accecante come un inesorabile sole senza tramonto, per parafrasare una poesia di Jorge Luis Borges.

Oggi, di fronte allo stillicidio quotidiano di esodi che hanno come epilogo la morte in mare di centinaia di profughe/i o il forzato ritorno alle tragedie e alle persecuzioni da cui hanno tentato la fuga, ci sorprendiamo a pensare: certo, il frenetico attivismo di Dino non riuscirebbe, da solo, ad aver ragione della nostra debolezza politica e della rozza e feroce arroganza degli imprenditori politici del razzismo.

Eppure quanto ci mancano e quanto ci sarebbero preziosi, proprio in questa fase, i suoi dieci comunicati al giorno che arrivavano in ogni redazione e in ogni angolo d’Italia, la sua inflessibile e irritante caparbietà cui nessuno riusciva a sfuggire, il suo ostinato lavoro da vecchia talpa che scova, porta alla luce e denuncia ingiustizie e crimini contro i dannati della terra, la sua capacità di opporre dati, cifre, fatti alle pataccate degli specialisti della xenofobia e del razzismo.

Il 5 giugno prossimo, data che coincide con quella del suo compleanno, ma anche dell’anniversario della sua scomparsa, “Senza Confine”, l’associazione che da Dino fu fondata da con Eugenio Melandri, anche quest’anno lo ricorderà, e con un duplice appuntamento: il primo, alle 10.30, all’ingresso del cimitero del Verano in Via dello Scalo di San Lorenzo; il secondo alle 18.30, nei Giardini di Piazza Vittorio, per confrontarsi con collettivi, associazioni e altri gruppi sui temi della pace e delle migrazioni.

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fonte: https://comune-info.net/dino-la-nobilta-delle-piccole-storie/