Primo maggio degli invisibili

OPINIONI

DINO FRISULLO, ANNAMARIA RIVERA *

B ENE il ministro Ossicini smentisce le proposte di decretazione d’urgenza sulle espulsioni e d’irrigidimento sugli ingressi, di cui il manifesto aveva pubblicato domenica 9 aprile scorso ampi stralci. In quel documento si riconosceva la necessità di emersione di almeno parte del lavoro migrante irregolare: ma le soluzioni erano parziali e illusorie (una regolarizzazione per via puramente amministrativa, solo in presenza di esplicita offerta di lavoro da parte padronale); e diagnosi e terapia del problema della clandestinità erano marcatamente restrittive e illiberali. Ora il confronto riparte da zero. Anzi da centomila: quelli del 25 febbraio. E da trecento, quanti erano i promotori di quella manifestazione, che ancora – ad eccezione dei sindacati – attendono di incontrare il governo. Due disegni di legge sono in parlamento, sulla regolarizzazione dei lavoratori stagionali e stanziali e sull’estensione ai profughi del diritto d’asilo.

Giuristi e operatori ne stanno elaborando un terzo, sull’estensione a tutti dell’assistenza sanitaria, sulla scorta dell’articolo 32 della Costituzione e di cento esperienze autogestionarie, privato-sociali o pubbliche.

Questa proposta, e quella storica del voto amministrativo, assumeranno anche la forma di leggi di iniziativa popolare, per impulso delle associazioni che a Pisa lo scorso 2 aprile hanno avviato il percorso di una Rete nazionale antirazzista per sancirlo a fine giugno a Roma.

Diritti sociali

Il nesso è evidente e inscindibile: diritti sociali e diritti civili. Una affermazione di cittadinanza che passerà per i banchetti nelle piazze, per i consigli regionali (che possono uniformare in avanti le proprie leggi su immigrazione, nomadi e accesso degli “stranieri” all’assistenza sociale e sanitaria e all’alloggio, e esercitare i loro poteri legislativi nazionali), per la riforma degli statuti e le sperimentazioni comunali sulla rappresentanza, per il parlamento. Quanto al governo, alle soglie di un’altra estate di lavoro clandestino, se mancano i tempi parlamentari traduca in decreti i contenuti delle proposte citate. Dichiari l’urgenza non di espellere ma di inserire, e verifichi se in parlamento una maggioranza non intenda più farsi complice del caporalato, del lavoro nero e delle morti per mancanza assistenza. Ma i segnali governativi non sono confortanti: proclami di guerra sulla “frontiera adriatica” (la Puglia è terra di frontiera per spedirvi centinaia di militari, ma non per istituirvi centri di accoglienza per rifugiati e migranti, che così possono essere sbrigativamente respinti, mentre i nostri alleati turchi creano con le nostre armi nuovi profughi e la mafia turca specula sul loro esodo), e ora, ultimo stupefacente progetto Telespazio, quattro palloni aerostatici per sorvegliare le barche dei clandestini: costo unitario otto-dodici miliardi, per un totale quasi pari alla somma rifiutata in finanziaria per l’assistenza sanitaria a donne e bambini irregolari . Emergono anche segnali contrari: per la pubblica istruzione i minori senza soggiorno, iscritti a scuola con riserva , possono ora diplomarsi; la sanità studia l’estensione della profilassi vaccinazionale; la protezione civile sembra disposta a usare i suoi mezzi per le emergenze abitative di Rom e profughi. Ma sono toppe in un abito ormai impresentabile.

A Pisa si è anche deciso che il Primo maggio di quest’anno sia un giorno di lotta alla “invisibilità”: sia nel senso del diritto all’esistenza dei clandestini , sia della richiesta – occupandoli, se necessario – di spazi per la visibilità e l’incontro delle genti e delle culture. Cento Villaggi globali, insomma. E il 25 aprile in ogni città va data parola e spazio a zingari e immigrati: in ricordo del massacro nazifascista degli zingari, e contro il razzismo xenofobo che riemerge nell’attentato di Pisa come nella scandalosa sentenza per l’assassinio di Tarzan Sulic.

A Napoli parlino al popolo antifascista i Rom e i profughi ghettizzati a Secondigliano, i neri scacciati da Villa Literno. E’ questa la nuova frontiera: chi non lo vede bestemmia la storia e l’idea stessa di sinistra, che è solidarietà fra diversi che si scoprono eguali.

* Senzaconfine

 

Fonte: https://archiviopubblico.ilmanifesto.it/Articolo/1995006504